venerdì 3 dicembre 2010

Faranno sul serio quest'anno?

Quest'anno e' a Cancun in Mexico l'annuale conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici; si e' aperta lunedi' scorso, tra dubbi e speranze, con nuvole sempre piu' grosse che s'addensano sui cieli del futuro nostro e del pianeta.

Il blog s'e' gia' occupato nel corso dell'anno degli effetti misurati nel globo sui cambiamenti climatici, a cui si rimanda il novello lettore, almeno a questo ed a quest'altro post.

Capite che v'e' un vago interesse sull'argomento ;-)

Torniamo al vertice messicano, e vediamo quali sono i temi sul tavolo.

Secondo Greenpeace, "serve un Accordo vincolante su quattro punti programmatici: emissioni, investimenti, foreste e accordo post Kyoto."
E su questi punti, l'associazione ambientalista piu' nota al mondo, ha fatto le seguenti proposte:
  1. i Paesi industrializzati si impegnino a ridurre le proprie emissioni tra il 25 e il 40% entro il 2020 rispetto al 1990, a prescindere dalle future politiche dei Paesi emergenti;
  2. venga istituito un Fondo per il Clima gestito dall’Onu da alimentare, per esempio, con una tassa sulle emissioni aree e navali;
  3. venga approvato il sistema REDD (Riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degradazione) attraverso il quale premiare la mancata deforestazione degli ultimi polmoni verdi del Pianeta nel rispetto delle popolazioni indigene;
  4. si raggiunga un accordo post-Kyoto che superi i veti e le ostilità tra i Paesi aderenti e crei le basi affinché, entro il prossimo vertice di Durban nel 2011, si giunga all’approvazione di un nuovo Accordo vincolante.
Mica male il menu': pochi punti ma chiari -qualche riserva sul secondo punto, per via dell'ente gestore, un mastodontico carrozzone energivoro, sopratutto di risorse economiche, ma tant'e', va bene che si ponga anche tale accento.

Tutto bene?
Magari! Come 'Mani Tese' ci ricorda, molti sono i nodi da sciogliere e le difficolta' negoziali da affrontare nell'attuale conferenza sul clima. Infatti
"Dopo la debacle di Copenaghen, raggiungere un accordo nel più breve tempo possibile sui diversi aspetti del negoziato diventa sempre più un’urgenza per i Paesi più esposti agli impatti derivanti dall’innalzamento della temperatura del pianeta."
Nessuno ovviamente si nasconde dietro al vero problema: interessi divergenti e carenza di risorse economiche in un contesto globale difficile per note ragioni
"Nel contesto della crisi finanziaria e economica internazionale si tratta quindi di individuare la quadratura del cerchio anche rispetto a dinamiche produttive e commerciali globali dimostratesi insostenibili, e su cui lo scontro tra i nuovi colossi dell’economia mondiale e le vecchie potenze economiche è già forte."
Il nocciolo del problema e' proprio questo:
la competizione tra le grandi potenze economiche mondiali, resa ancora più complicata dalla crisi degli ultimi anni. I paesi in via di sviluppo [il BRIC, NdS] non sono disponibili a introdurre misure che rischiano di imbrigliare il ritmo galoppante della loro crescita economica. E i paesi ricchi e industrializzati sono molto restii a firmare accordi sulla riduzione delle emissioni di gas serra perché temono di non avere più le risorse per cambiare la loro politica energetica.
Gia', con le fonti altenative non in grado oggi -e forse mai- di sostituire completamente i prodotti fossili, il cerchio non quadrera'. Non in tempo per salvare il pianeta almeno!

E pensare di pianificare uno sviluppo basato su concetti quali riciclo delle materie prime, riduzione degli sprechi, consumi piu' equi tra nord e sud del mondo, e ritmi di vita meno frenetici e piu' umanamente sostenibili?

Leggevo su di un calendario affisso in un ufficio di un cliente un antico proverbio Masai; m'e' piaciuto, ve lo lascio come spunto finale:
"Questo Pianeta non lo abbiamo avuto in dono dai nostri progenitori,
lo abbiamo ricevuto in prestito per i nostri figli"

1 commento:

M.D. ha detto...

Temo fortemente di NO
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/378789/