martedì 15 dicembre 2009

Vento e Tempesta

Nel titolo si trovano 2 sostantivi con cui spesso si "scontrano" i marinai nel loro girovagare sugli oceani di questo mondo -su quelli degli altri mondi non son aggiornato.
In realta' mi riferivo ad un proverbio in voga dalle mie parti: "Chi semina Vento, raccoglie tempesta".

A scanso di equivoci, non si utilizza x indicare attivita' agronome, ancorche' originali ed avVentate.

Non so voi, ma io ho notato che nella prima decina di giorni di dicembre c'era un po' troppa agitazione in giro, sia verbale, sia manuale. Sopratutto da parte di chi, per ruolo o figura professionale, dovrebbe dare un esempio differente.

Qualche esempio? Davvero ne volete? Eccone alcuni: cariche contro chi protesta o sciopera, ripetuti attacchi contro le istituzioni, chiamata alla rivolta contro attacchi fisici ad personam, strani suicidi, ...

Ed in tutte le sue forme: arroganza e grida, sudditanza servile al potente, cinismo spietato contro i poveri, pestaggi contro i deboli, manipolazione delle informazioni verso il pubblico ignaro, ammiccamenti mafiosi ...

S'e' detto:
"Perche' cosi' tanto odio?"
Gia', davvero, perche'?

Verrebbe anche da chiedersi perche' uno deve sbattere contro un ignobile souvenir volante prima di cogliere questo drammatico aspetto, ma nuovamente, perche' si ricorre cosi' troppo alla violenza?

Al punto che anche Oltre Tevere, alias Santa Sede, interrogandosi sugli ultimi episodi di cronaca di scontri ed impatti violenti, invitano alla riflessione dichiarando
"È un fatto molto grave e preoccupante, che manifesta il rischio reale che dalla violenza delle parole si passi alla violenza nei fatti"
Non e' il livello di violenza su cui filosoficamente disquisire, e' proprio l'essenza stessa dell'uso spropositato della forza, verso chi spesso e' piu' debole o semplicemente ha un conto in sospeso con la giustizia.

Che dire? Restando superficialmente ad un motto sempre verde della Pubblicita', "a Natale si e' sempre piu' buoni" il contrasto con la cronaca di queste settimane in effetti un poco stride.

Lo so', e' volutamente un aggancio superficiale, ma il mondo intorno a me si interroga solo sui segni superficiali e ad alto impatto mediatico. Non si scende dentro il solco di una piaga, e men che mai se non e' visibile o peggio se e' invisa ai potenti -magari anche perche' l'hanno procurata loro stessi.

Ho trovato su di un blog un commento che fa pensare in modo differente:
"... Serve la CONSAPEVOLEZZA CHE LA VITA E' POSSIBILE IN COMUNIONE CON GLI ALTRI, NON IN CONFLITTO. Perche' il CONFLITTO UCCIDE.
Solo questo, bisogna cambiare il nostro atteggiamento nel quotidiano cercando la cooperazione con gli altri per arrivare alla consapevolezza di cosa siamo e cosa facciamo in questa vita. Se non lo facciamo ci puo' solo aspettare il conflitto che vuole dire morte."
Mi sembra uno spunto (pro-)positivo, ad ogni lettore le proprie deduzioni. Et volendo lasciatene qualcuna anche per lo scrivente, grazie.


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