venerdì 2 aprile 2010

Il Passio secondo la Mafia

Oggi e' Venerdi' Santo, il giorno in cui i Cristiani meditano sulla dimensione piu' umana del proprio Dio.

E' il giorno in cui il Cristo affronta il cammino piu' 'difficile' x ogni essere vivente: la fine della propria vita biologica. E come gli scritti dell'epoca ci raccontano, subendo la sentenza di 1 condanna a morte.

Oggi vorrei proporvi un piccolo spunto piu' terreno: una cronaca italiana nel suo tragico anniversario, forse non nota ai piu', in cui trovo inquietanti 'tratti comuni' con tante, troppe altre storie simili.

E con quella piu' famosa di circa duemila anni fa.

In questo caso con l'aggiunta della brutale lucida ferocia che si abbatte' su quelle vittime innocenti.

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"Mio fratello, una macchia sul muro" (Margherita Asta, figlia di Barbara Asta)
La mattina del 2 aprile del 1985, poco dopo le 8:35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo, posizionata sul ciglio della strada statale, un'autobomba è pronta per l'attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo che dalla casa dove alloggia a Bonagia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta non blindata.

In prossimità dell'auto carica di tritolo l'auto di Carlo Palermo, supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo, 30 anni, che accompagna a scuola i figli Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni. L'utilitaria si viene a trovare tra l'autobomba e la 132. L'autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l'auto di Carlo Palermo.

L'utilitaria invece fa da scudo all'auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito. Nella Scirocco esplosa muoiono dilaniati la donna e i due bambini. Il corpo squarciato della donna viene catapultato fuori dall'auto mentre i corpi a brandelli dei bambini finiscono dispersi molto più lontano. Sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile. Tra i soccorritori, giungono dalla vicina via Ariston il marito della donna, Nunzio Asta, con suo cognato, ma anche la Scirocco è così ridotta in frammenti che sul luogo dell'attentato trovano solo la 132 e la Ritmo e i due non sospettano che i loro congiunti possano essere stati coinvolti nell'esplosione. Dopo l'arrivo della polizia e delle autoambulanze Nunzio Asta torna a casa e si reca in auto al lavoro nella sua officina. Poco dopo la polizia gli telefona per chiedergli il numero di targa dell'auto, senza aggiungere altro e Nunzio Asta scopre che una sua impiegata ha già verificato che i suoi figli non sono mai giunti a scuola.
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E la realta' Italica odierna provoca rabbia e frustazione pensando all'inutilita' del sacrificio di quei piccoli: l'oblio e l'ignavia che abbiamo sulle questioni di Mafia e' un marchio a mio avviso infamante ed indelebile alla nostra coscienza collettiva.

E pure a quella personale, un aggravante x il nostro esser Cristiani.

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