mercoledì 19 gennaio 2011

Economicamente si zoppica 1 po'

Lo scorso mese avevo dato un'occhiata distratta alle previsioni economiche per i paesi dell'Eurozona per il periodo 2011-2014 di 'Ernst & Young'.
In principali dati riassuntivi per il nostro paese li trovate nei 2 grafici qui sotto.

Andamento del PIL (in giallo) in termini di domanda interna (grigio scuro) ed esportazioni (grigio chiaro)
[fonte Oxford Economics]

Andamento del Debito Pubblico (giallo) e del Deficit (grigio) in % del PIL
[fonte Oxford Economics]
 Non c'e' che dire, nubi fosche all'orizzonte dopo un decennio alle spalle non proprio da protagonisti.

Ora son usciti i dati di BankItalia sulla situazione economica del BelPaese.

Piu' o meno i media di questa Repubblica per una volta sono concordi sulla (ri-)lettura del Bollettino Economico; citandone alcuni, vediamo i principali aspetti emersi.

Crescita fiacca del PIL
In termini di ricchezza prodotta dal Paese, il Corrierone non ha dubbi: la bolla come fiacca, che non consente una decisa crescita dell'occupazione. Ed il confronto tra le previsioni governative ed il dato reale e' sempre negativo
"Nel bollettino si legge che l'economia italiana dovrebbe essere cresciuta dell'1% lo scorso anno contro una stima del governo dell' 1,2%. Per l'anno in corso il ritmo di aumento dovrebbe fermarsi allo 0,9% (contro l'1,3% stimato dal governo). Lo scostamento più alto rispetto alle previsioni governative si registra sul 2012 quando al +2% inserito dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti nell'ultimo documento di finanza pubblica si contrappone, secondo gli economisti della banca centrale, un +1,1%."

Esportazioni e consumi interni da rivedere
Poche luci e qualche ombra di troppo sulle 2 componenti principali della ricchezza prodotta nella penisola italica. Phastidio.net spiega che secondo Via Nazionale 
"in prospettiva, le nostre esportazioni crescerebbero del 6 per cento quest’anno e del 5,3 nel prossimo. Eppure l’espansione delle vendite all’estero sarebbe meno robusta di quella del commercio mondiale, scontando perdite di competitività di prezzo delle imprese italiane."
e per contro i consumi privati
"continuerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello del prodotto, pari allo 0,8 per cento sia nel 2011 sia nel 2012. La spesa delle famiglie sarebbe frenata, oltre che da un graduale aumento dei costi di finanziamento (desumibile dalle attese dei mercati sui tassi di interesse a medio e lungo termine), dalla perdurante incertezza circa le prospettive occupazionali e dai minori trasferimenti dal settore pubblico"
Occupazione ferma
Producendo poca ricchezza, l'occupazione resta ferma, lasciando al palo sopratutto le giovani generazioni. Con numeri proibitivi se si avesse il coraggio di considerare la realta', come rimarca 'Avvenire' nella sua sintesi
"Il grado di sottoutilizzo del mercato del lavoro (che comprende le ore di cassa integrazione e i cosiddetti 'scoraggiatì) è superiore di due punti al tasso di disoccupazione che viene rilevato da Istat. In altre parole, se alla percentuale di disoccupati che - secondo Istat è stata pari in novembre 2010 all'8,7% - si sommassero i lavoratori in cig e coloro che non cercano lavoro perché pensano di non trovarlo, il livello di persone che non ha una occupazione sfiorerebbe l'11%."
Debito familiare in aumento
Sempre il 'quotidiano dei vescovi', attento alle esigenze delle famiglie, attesta che il debito a carico delle famiglie sia in continuo aumento
"Il debito delle famiglie aumenta sempre di più e a fine settembre 2010 si è attestato al 65% del reddito disponibile. Il dato è impressionante anche se la Banca d'Italia, nel Bollettino Economico, dice che l'incidenza è più bassa di quella degli altri apesi Ue dove si è attestata al 98% a giugno 2010. Hanno registrato un aumento anche gli interessi che hanno pagato le famiglie per i debiti contratti, mutui, prestiti, che si sono attestati al 9,6% del reddito disponibile. Il tasso sui mutui è rimasto invece sostanzialmente stabile."
Sempre Phastidio.net in 'Ultime dal paese che ne uscira' meglio degli altri', sintetizza in questi 4 punti la fotografia attuale contenuta nei dati economici di BankItalia
  1. Siamo ben lontani dall’aver recuperato la non-caduta della non-crisi che non-abbiamo subito nel 2008 (quando tutti tranne noi crescevano) e del 2009;
  2. Perdiamo competitività;
  3. Non aspettiamoci contributi espansivi da parte dei consumi pubblici;
  4. Le famiglie sono attese aumentare il risparmio precauzionale, anche a causa delle pessime condizioni del mercato del lavoro;
E con i conti sballati che abbiamo, il rischio patrimoniale tappa buchi cresce sempre di piu' ogni giorno che passa.

Scrive il Financial Times:
«La settima economia mondiale ha bisogno di riforme: un giovane su quattro è disoccupato, la crescita economica è debole, gli investimenti stranieri declinano, il debito ha raggiunto i 1.800 miliardi di euro, il cancro della criminalità organizzata andrebbe rimosso e la lista potrebbe continuare», osserva il quotidiano britannico. «Eppure invece di soluzioni a questi problemi, gli italiani rischiano di assistere a un'altra puntata di Berlusconi-contro-giudici».
Da piu' parti ripartono le 'litanie' sulla necessita' di cambiamento, ognuno tirando piu' o meno l'acqua verso il proprio mulino.

Credo tuttavia che il primo ostacolo risieda nella volonta' degli italiani al volere realmente un cambiamento: in questo temo abbia ragione Fungetta, che afferma come in Italia "siamo un paese conservatore, a destra e a sinistra in senso politico".

Sarebbe da sviscerare meglio il problema ma sostanzialmente c'e' molto di condivisibile nell'analisi espressa dal nostro in 'Un paese da riformare, nonostante non lo voglia '
"Abbiamo tanti esempi di conservatorismo e di consociativismo che potremmo raccontare. L’aspetto preoccupante è che questa malattia è assolutamente bipartisan: .. A sinistra tutto ciò che è competizione, sfida internazionale, mercato, impresa viene sempre visto con sospetto, come se si trattasse di cose sporche, naturalmente inclini “all’impudicizia”. A destra ci si riempie la bocca di impresa e mercato e poi si aumentano le società pubbliche, si riportano in auge gli ordini professionali, si ricorre in modo incomprensibile a dubbi appalti senza gara [talvolta in opere inutili o non prioritarie, NdS]."
Un paese da riformare. A patto che non si gravi sempre sui piu' deboli o 'i soliti fessi' -leggi, chi paga tutte le tasse imposte per tamponare il sistema Paese.
Con coraggio e responsabilita', ma serve credibilita' e senso del bene comune.

Tutte cose che latitano all'attuale casta politica ed in altre sfere decisionali alla guida dei principali settori del paese.

Che abbia ragione il Financial Times: l'Italia merita di meglio?

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