domenica 7 febbraio 2010

Il lavoro che non c'e' piu'

Mattina presto di un giorno lavorativo, in auto verso la stazione ferroviaria piu' vicina, passo verso una zona industriale, affollata fino a qualche mese fa di auto, ora solo da bandiere e striscioni dai colori differenti ma che rivendicano tutti 1 sola cosa: il LAVORO.

Eh gia'... non e' una novita', lo so.

Eppure oggi c'e' ancora tanta gente, troppa secondo me, che non 'soffrendo' la precarieta' lavorativa, non si interroga sui problemi oggi altrui ma domani chissa'; e quel che e' peggio, nemmeno sulle responsabilita' di questa situazione. E si abbandona al fatalismo dei Tiggi': c'e' stata (???) la crisi.

Davvero solo colpa della signora Crisi?
Tutto qui? L'accendiamo?

Sicuri che non vi siano cause nel sistema produttivo e di profitto attualmente in voga? Qualche 'falla' o 'errore' nel modello economico su cui si basa questo traballante ecosistema chiamato 'Terra' per caso non v'e'? Agli arguti lettori propongo qualche spunto, rimandandoli al post scriptum finale.

Intanto diamo un po' i numeri, guardando a casa nostra: secondo il Censis nel "Rapporto 2009 sulla situazione sociale del Paese", nel confronto annuo relativo al secondo trimestre '09, si legge che
"sono oltre 760 mila posti di lavoro persi in un anno per motivi legati alla sola crisi. ... Per l'esattezza,  sono 763 mila quanti, a causa della crisi, sono rimasti senza lavoro perché licenziati, messi in mobilità, per interruzione dei contratti o per chiusura dell'attività."
Ingrandendo la foto, si scoprono interessanti dettagli sulla composizione delle ex-forze lavoro:
"Un nucleo costituito prevalentemente da dipendenti (83,9%), uomini (56,4%), residenti al nord (42,8%) quanto al sud (37,0%)."
Ed estendendo analisi a chi occupato ma che lavora a regime ridotto, alla platea dei senza lavoro si aggiungono:
"circa 310 mila le persone che nella settimana in cui sono state intervistate non hanno lavorato, mentre circa 415 mila l'hanno fatto ma per meno ore del solito. Si tratta per lo più di lavoratori dipendenti, in Cassa integrazione o mobilità (quasi 350 mila) e sono concentrati soprattutto al Nord (65,0%), segno di come in quest'area del Paese stia registrando preoccupanti segnali di affanno".
Aggiungendo i dati dell'Istat relativi al terzo trimestre '09
"l'offerta di lavoro registra, rispetto allo stesso periodo del 2008, una riduzione di altre 222.000 unità. Tale risultato deriva da un'ulteriore caduta dell'occupazione autonoma, dei dipendenti a termine e dei collaboratori, cui si aggiunge una significativa flessione dei dipendenti a tempo indeterminato."
Considerando che e' proprio l'ISTAT a fornire questi dati, sempre cauto nel lanciare allarmi anche se lo stabile e' in fiamme, appare un quadro, no, non chiaro bensi' fosco. Alla faccia della s-venduta ripresa.

Infine, secondo Bankitalia, nell'ultimo trimestre dello scorso anno i disoccupati sono ulteriormente aumentati del 3,8% rispetto al trimestre precedente, ovvero di circa 72.000 unità in tre mesi.

Cio' che dovrebbe far riflettere e' il drastico calo occupazionale nelle regioni del Nord.

Ma per questo c'e' la soluzione made by Lega: " l'e' colpa dal negher". Ed i creduloni padani dietro a bersi l'amaro verde in-digesto.

I dati dell'ultima tornata elettorale, a livello Europeo x giunta, parlano chiaro:
"una delle cause perché i settori dei lavoratori votassero a destra e all' estrema destra era la grande insicurezza lavorativa e sociale che hanno tali settori, e che si percepiscono come minacciati dagli immigranti, con i quali competono per il posto di lavoro e per le risorse sociali." [luglio 2009]
Non trovo un articolo di qualche mese fa, dove si indicavano i nuovi flussi migratori, ora al rovescio. Si diceva che gli stranieri sopratutto non cittadini UE, rimasti senza lavoro, spesso precari e sovente non integrati, dato che oltre che senza una fonte di reddito erano percepiti come nemici, quando potevano, preferivano tornare ai loro paesi d'origine, col motto "poveri comunque ma almeno non considerati criminali"

Questi 2 dati dovrebbero far pensare, sopratutto in un paese sedicente 'cattolico' come e' l'italietta di questi anni: pronta a sfruttare gli altri finche' fa comodo, pronta a scaricare sugli stessi ogni colpa o responsabilita' del fallimento del proprio piccolo mondo.

APRITE GLI OCCHI!!!!!!!!!!!!!!!!!

PostScriptum: a chi volesse un approfondimento sul tema 'lavoro':
+ il rischio del  ricatto occupazionale
"Se la trasformazione dei lavoratori in individui mal pagati, di scarse pretese, duttili e condiscendenti rispetto ad ogni esigenza “superiore”, anche qualora in netto contrasto con i propri interessi, ha posto le basi per una migliore massimizzazione dei profitti, tale obiettivo può essere ulteriormente implementato attraverso la pratica del ricatto occupazionale che proprio sulle ali della crisi economica sembra trovare sempre più massiccia applicazione."
+ dov'e' finito il nostro lavoro
"Le nostre aziende hanno esportato la produzione in Cina, in Romania, in Bulgaria, in Polonia, in Brasile con la benedizione dei governi. Il guadagno ottenuto è finito nelle tasche degli imprenditori che hanno abbassato i costi di produzione e mantenuti invariati i prezzi. E i prodotti fabbricati all'estero, se progettati in Italia (quindi quasi sempre), hanno conservato il marchio Made in Italy"
+ cercasi idee sensate basate sulla realtà del lavoro
"Forse, sarebbe l'ora di considerare come aiutare le industrie di questo paese. Anzi: FORSE sarebbe l'ora di chiedersi come aiutare DAVVERO i lavoratori di queste industrie. Per far questo ci vorrebbe un piano sensato. Per aver un piano sensato ci vorrebbero idee sensate. Per avere idee sensate bisognerebbe avere un quadro sensato della realtà."

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