domenica 3 gennaio 2010

E' arrivato il 2010: evviva!

Il tormentone dei giorni scorsi era: ultimo della precedente o primo della successiva decade? Se ci pensate bene la risposta e' semplice, vi bastano le dita di una mano x trovare la risposta -ma non ditelo in giro, che credono il contrario... non creiamo traumi ad inizio anno.

E come sara' il nuovo che avanza? Domanda classica questa.

Se avete pazienza metto qualche spunto, cosi' per iniziare bene l'anno.

Secondo la rivista finanziaria di AltroConsumo [ref: Soldi7, n.865], le prospettive non son proprio rosee.

Eccovi la loro principali sintesi:
1) Mercato del lavoro colpito al cuore
"...quando la disoccupazione è elevata c'è il rischio che molti disoccupati finiscano per non trovare più un'attività stabile e si trasformino in senza lavoro cronici; questo pericolo è forte soprattutto in Europa. A ciò si aggiunge il fatto che la recessione spinge molte imprese in crisi a tagliare drasticamente i posti di lavoro e che a tali tagli spesso non corrispondono nuove assunzioni una volta ripartita l'economia. La crisi rischia, infatti, di intensificare il fenomeno della delocalizzazione, con lo spostamento della produzione in Paesi con manodopera a basso costo, fenomeno spesso irreversibile. Infine, il mercato del lavoro rischia di essere negativamente condizionato per lungo tempo dal possibile aumento della pressione fiscale per risanare i deficit pubblici esplosi durante la crisi."
Gia' il deficit, rammentiamoci che per rilanciare l'economia diversi Stati hanno speso molto denaro, e c'e' chi dice che i paesi OCSE hanno mediamente un debito pubblico che nel 2010 raggiungera' il 100% del loro Prodotto Interno Lordo, cioe' tutta la ricchezza che produrranno.

2) Finanze pubbliche rovinate dalla crisi
"Per finanziare i debiti gli Stati dovranno rivolgersi al mercato emettendo nuovi titoli e il rischio è che questi Paesi entrino in concorrenza tra loro e che, quindi, siano costretti a offrire rendimenti sempre più elevati per attrarre gli investitori, creando un rialzo generalizzato dei tassi d'interesse."
Bene x i rendimenti, sempre x chi ha soldi da investire; ma attenti all'inflazione. Tuttavia
"gli Stati non potranno però limitarsi a finanziare il debito, ma dovranno anche ridurlo, tagliando la spesa pubblica o aumentando la pressione fiscale. Ridurre la spesa pubblica implica, però, riforme impopolari (tagli alla sanità, alla previdenza sociale, alle pensioni) spesso difficili da attuare. Molto probabilmente gli Stati, per risanare i loro conti, saranno quindi costretti ad aumentare la pressione fiscale."
Ahi ahi, crescere le tasse e/o ridurre le spese nel nuovo anno... dove l'avevo gia' sentito? Ah si, ci sono, nel report GEAB39 di Europe2020, x i non anglo/francofoni tradotto sul blog della capretta + Felice che conosca -virtualmente s'intende.

3) Le incognite sugli investimenti e sul commercio
"Gli investimenti rischiano di essere un'altra vittima della crisi. Dopo aver conosciuto una forte contrazione nel 2009, gli investimenti dovrebbero rimanere ancora bassi nel corso del 2010 e a lungo termine non presentano prospettive di crescita brillanti."
Che l'antica ricetta di investire in tempi di crisi non valga piu'?
"Di fronte a una domanda debole, un credito più costoso e difficile da ottenere, e un'aumentata pressione fiscale, le imprese rinvieranno i progetti d'investimento. ... La mancanza di investimenti in capitale umano e in ricerca e sviluppo per nuovi progetti, o anche solo per ilrinnovamento dei mezzi produttivi già in attività, rischia di far diventare obsoleto il capitale delle imprese e di ritardare l'innovazione tecnologica, deprimendo nel lungo termine la produttività e riducendo il potenziale di crescita."
Dunque la ripresa, posto che sia dietro angolo, sara' ridotta. Come indicano nella stessa rivista
"l'economia mondiale è ripartita, ma la ripresa economica rischia di restare debole poiché il settore privato non sembra in grado di sostenerla nel lungo periodo. Lo scenario più probabile secondo noi è quello di un'economia mondiale la cui crescita sarà contenuta nel tempo."
Non male, in fondo chiudono con una nota positiva, vero?

Non e' che ci sia dell'altro in giro?

Ma certo che si, io ho trovato due spunti 'preventivi' tra i blog che seguo.

Pietro Cambi, sul blog Crisis, parla del nuovo anno come un anno di transizione. Leggendolo si capisce come la transizione sia non un'alternativa tra le tante, ma una necessita'. Se e' vero che
"tutti gli indicatori convergono sul segnalarci l'approssimarsi di un limite: ambientale, produttivo, finanziario, energetico, demografico, agricolo"
ci e' concessa una via d'uscita
"è arrivato il momento di gettare una occhiata spassionata, addirittura spietata, ove occorra, alle proprie prospettive lavorative sociali, economiche, al probabile svilupparsi delle cose e cercare di riposizionarsi, anche fisicamente, se necessario, per gestire ed infine facilitare la PROPRIA transizione al DOPO Crisi. Fare "gruppo", come sempre del resto sarà vitale e la rete sarà utilissma, anzi vitale, per chi saprà o vorrà avvalersene."
Che ne dite? Utopico, generico, op semplicemente da meditare e digerire con calma?

Il Prof. Ugo Bardi sul blog dell'associazione ASPO-Italia, propone interessanti e realistiche correlazioni tra il sistema economico -rammento basato sul petrolio, e lui di petrolio se ne intende- e il mondo reale fatto da popolazioni da sfamare e alimenti disponibili, il tutto su questo globo che non e' climaticamente messo bene. E a partire dal petrolio, tutte le altre risorse che stiamo consumando non son cosi' illimitate come i modelli economico-finanziari stoltamente non considerano.

Vi lascio con la sua conclusione
"Tutto quello che avviene, avviene per una ragione e quello che stiamo vedendo ha le sue radici in un fenomeno molto semplice: il progressivo esaurimento delle risorse a buon mercato che sta lentamente strangolando l'economia mondiale. Queste risorse includono la capacità dell'atmosfera di assorbire la CO2 emessa dalla combustione di idrocarburi fossili senza generare gravi danni da surriscaldamento. Anno dopo anno, quello che succede si spiega tenendo conto di questa tendenza. Il 2010 potrebbe non essere drammatico in questo senso, ma non ci possiamo aspettare che cambi qualcosa finchè, in un futuro per ora non vicinissimo, non riusciremo a invertire la tendenza con le energie rinnovabili."
PS: La rivista di AC citata qui sopra, al lettore interessato, se me ne fa una richiesta cortese posso fargliela avere.

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