martedì 10 agosto 2010

Stelle cadenti

Nei giorni delle Perseidi ci pare che vi siano altre stelle in precipitosa caduta libera nel cielo Italico: l'onesta', il senso del bene comune, la legalita'.

L'onesta' viene demolita a colpi di corruzione dilagante, ad ogni livello di responsabilita' amministrativa ed imprenditoriale. Qualunque contesto e' utile per 'cricche' spregiudicate che cercano affari, intrallazzi e scalate societarie: da affari privati in opere per manifestazioni sportive, a mastodontiche opere pubbliche di dubbia  utilita', fino all'ignobile sfruttamento di tragedie collettive ad uso e consumo della crescita del proprio conto in banca.

Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti: la Seconda Repubblica nata giurando e gridando di rispettare il bene pubblico e di debellare malaffare e criminalità, rantola in una commistione di ricatti e servilismi della classe politica verso 'entita' private di dubbia legalita', indegna del Paese in cui s'e' accresciuta ed ha prosperato in questi ultimi 15 anni.

Secondo l'editoriale di un settimanale tra i pochi indipendenti da 'padrini nei palazzi del potere', afferma che basterebbero tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati.
Nel nostro Paese, in un anno, l’evasione fiscale sottrae all’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più.
Per rendere l'idea, la nuova manovra finanziaria appena approvata ammonta a 24 miliardi. Naturalmente di euro.

Il senso del bene comune e' fatto a pezzi sistematicamente ogni volta che si antepone l'interesse personale a cio' che e' di interesse della comunita'. E partendo dalla classe politica, questo 'malcostume' ha tracimato, colpendo l’intera società.
Prevale la “morale fai da te”: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il “bene comune” è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza.
Le cronache politiche di questi giorni fanno da contraltare a queste affermazioni, qualora vi fosse bisogno di qualche ulteriore squallido esempio.

Quel che personalmente provoca rabbia è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune.
Certo, l'effetto narcotico delle TV si fa sentire, ma mi pare che l'opinione pubblica sia, se non distratta o lontana, certamente non disgustata dallo spettacolo poco edificante che ci viene offerto da una classe politica che litiga su tutto.

La legalita' quasi ogni giorno esce malconcia dalle cronache giornalistiche di questo scalcinato paese.

"La Legge e' uguale per tutti" recita qualsiasi muro all'interno dei nostri tribunali; questo dovrebbe esser monito per chiunque, ed in primo luogo per chi, per ruolo istituzionale e mandato popolare, ha la possibilita' di scrivere quelle leggi. Se questo fosse vero, prosegue l'editoriale di cui sopra,
è altrettanto indubbio che c’è, anche ad alti livelli, un’allergia alla legalità e al rispetto delle norme democratiche che regolano la convivenza civile. Lo sbandierato garantismo, soprattutto a favore dei potenti, è troppo spesso pretesa di impunità totale. Nonostante la gravità delle imputazioni. L’appello alla legittimazione del voto popolare non è lasciapassare all’illegalità. Ci si accanisce, invece, contro chi invoca più rispetto delle regole e degli interessi generali. Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in “servitori”. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il “dominus” assoluto.
Che abbia ragione la CEI nell'affermare che in questo Paese v'e' una carenza di Leader quasi in ogni settore della vita della nazione?

In effetti, in una stagione densa di sfide e problemi, se la classe politica e' lontana dalla gente e impotente a risolvere i gravi problemi del Paese, analoghe carenze si riscontrano nel mondo imprenditoriale, nella comunicazione e nella cultura.

Ed in un nuovo editoriale cui rimando il lettore, Famiglia Cristiana lamenta un vuoto di leadership persino nella società civile e nell’associazionismo. Forse con molte ragioni.
Mancano persone capaci di offrire alla nazione obiettivi condivisi. E condivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine. Non emerge un’idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali. Si propone un federalismo che sa di secessione. Senz’anima e solidarietà. Un Paese maturo, che deve mirare allo sviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per “sistemare” sé stessi e le proprie “pendenze”. Siamo lontani dall’idea di Paolo VI, che concepiva la politica «come una forma di carità verso la comunità», capace di aiutare tutti a crescere

Buona medita+azione


PostScriptum:
Incuriosito sul ruolo delle cariche istituzionali messe all'indice in questi mesi -in particolare la seconda e la terza carica dello Stato- son andato a leggermi gli articoli della nostra Costituzione che li stabiliscono, definendone mandato, chiarendone il ruolo e fissando i loro limiti d'azione e di responsabilita': si veda la parte II, la sezione 'Le Camere'

Vi metto qui un paio di articoli utili a chiarire le futili richieste di qualche "servitore" di stretta attualita'


Art. 63.

Ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l'Ufficio di presidenza.

Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune, il Presidente e l'Ufficio di presidenza sono quelli della Camera dei deputati.


Art. 67.

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

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