venerdì 20 novembre 2009

A Roma siamo in vena di regali

No, non e' l'aria consumistica del natale di cui vorrei "narrare", bensi' di un altro genere di regali che i nostri oculati ed attenti legislatori stanno facendo a qualcuno.

Qualche annetto addietro, a seguito di una petizione di oltre un milione di firme per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie -roba che neanche Grillo, oggi con il suo blog, arriva x ora a tanto-, il Parlamento promulgo' con voto unanime la legge 109/96 che ne istitui' il loro utilizzo.

Bene, oggi pare che i legislatori abbiano cambiato idea. Infatti un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi dalla confisca.

Come e' indicato nell'appello apparso sul sito di Libera -la principale rete di associazioni nomi e numeri Contro le Mafie- questo significa, in soldoni, la definitiva perdita di credibilita' delle istituzioni nella lotta alla criminalita' organizzata.
" La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni".
E che se ne fa la societa' civile del confiscato?

In giro sul web si trovano interessanti progetti gia' realizzati. Per esempio, in termini di prodotti per la societa' civile del territorio:
"Il lavoro sui terreni confiscati ha portato alla produzione di olio, vino, pasta, taralli, legumi, conserve alimentari e altri prodotti biologici ...."

Qualcuno di mente aperta potra' sempre obiettare che "tanto laggiu' (?) la gente non la vuole capire"; posto che: a) sia vero; b) sia difficile far capire al "nordico" padano che anche geograficamente tutto e' relativo -"nord sud ovest est" oltre che una vecchia canzone degli 883 son prima di tutto i punti cardinali con cui ci si orienta ovunque nel nostro piccolo globo.
Non essendo tuttavia questo il punto cardine del mio disloquire, si coglie l'occasione per fare presente ove sia il piu' grande bene sequestrato alla Mafia: in Toscana, nella campagna senese. E su questo e' in corso un progetto pubblico di utilizzo x realizzare la "fattoria della legalita'".

Cio' significa a mio avviso che la criminalita' organizzata, geograficamente parlando, ha interessi in ogni luogo italico e oltre i baluardi alpini o le rive del mare Nostrum ...

Allora, che il lettore provi a fare un attimo di pausa e meditare dove orientare il riferimento della propria bussola di legalita', magari scorrendo nuovamente il testo dell'appello di Libera, con cui mi pare onesto chiudere questo messaggio
non vendiamo quei beni confiscati che rappresentano il segno del riscatto di un'Italia civile, onesta e coraggiosa. Perché quei beni sono davvero tutti "cosa nostra".
E mai piu' loro!

PS: ...a chi e' cultore di Bacco, si puo' consigliare la lettura sorseggiando un buon rosso di Montalcino, in alternativa un Chianti dei colli Senesi.

Nessun commento: